ATTENZIONE

Le terme saranno chiuse dal 11 Novembre al 4 Dicembre

Ci rivediamo il 5 Dicembre, con orario di apertura dalle 8.00 alle 23.00

Duemila anni fa i ricchi dell'antichità venivano a Baia, il luogo di villeggiatura più ricco ed elegante dell'Impero romano; chi poteva si costruiva una villa, possibilmente enorme e lussuosa.

Il nome di questa splendida insenatura è legato al leggendario viaggio di Ulisse che qui seppellì il suo compagno Bajos. Approdo della potente Cuma fu il luogo più decantato e frequentato per le sue delizie ambientali e per le sue sorgenti termali.

La fortuna di Baia dipende dalle sue acque termali. Già nel II secolo a.C. infatti a Baia si costruiscono impianti termali: le terme, si dice, furono inventate proprio qui. In poco tempo diventa un luogo di villeggiatura elitario e famosissimo: era impossibile non divertirsi. Il cielo azzurro, il mare trasparente, il clima piacevole, l'acqua calda delle terme: tutto sembra fatto per stimolare la pigrizia e il piacere.

La bellezza del luogo e la ricchezza dei paesaggi erano tali che ispirarono personaggi come Orazio (65AC - 8AC), che disse: "Nessun golfo del mondo risplende più dell'amena Baia". Qui avevano una "villetta per le vacanze" Giulio Cesare, Pompeo Magno, Marco Antonio, il poeta Lucullo e Cicerone.

L'elenco degli imperatori che frequentavano Baia è lunghissimo: Caligola, Claudio, Nerone (che nella villa di Baia ha fatto ammazzare la madre Agrippina e la zia Domizia Lepidia), Domiziano, Adriano, Antonino Pio, Commodo, Alessandro Severo. Inoltre, ci racconta lo storico Tito Livio (59AC - 17DC) che il console romano Cornelio di passaggio a Baia, alleviò i postumi di una caduta da cavallo proprio con queste acque termali, e nel 78AC venne nelle "aquae Cumane" a curarsi l'artrite.

In tanti hanno apprezzato gli ozi di Baia:
Baia era luogo di "divertimenti e giochi" per Ennio, di "piaceri, amori e tradimenti" per Cicerone, di "dannazione" per Properzio e "vizio" per Seneca". Era la "dorata spiaggia della beata Venere" per Marziale, dove "non solo le vergini divengono un bene comune, ma molti vecchi ringiovaniscono e numerosi fanciulli si effeminano” per Varrone: infine il poeta Marziale nota ironicamente: "A Baia una donna arriva come una Penelope e ne riparte come un'Elena"..

Date le frequentazioni Baia divenne un importante centro culturale e ricreativo, tanto che Cicerone (106 ac 43 ac) la definì "pusilla Roma". E al par di Roma venne arricchita di bellissime costruzioni, lo stesso Properzio (49AC - 16AC), nelle Elegie, I, XI, 30 descrive il paesaggio che gli si apre dinanzi durante una passeggiata "Cammin facendo, ci si ferma per vedere i resti di tre templi famosi, a poca distanza l'uno dall'altro, uno dedicato a Venere, uno a Diana, il terzo a Mercurio; quest'ultimo pero' si puo' visitare soltanto sulle spalle dei marinai perché è pieno d'acqua. Questi tre templi hanno tutti più o meno la stessa forma e sono costruiti nello stile del Pantheon". 
Oltre ad apprezzarne le bellezze, Properzio era cosciente anche dei rischi legati a questo luogo; infatti, tormentato dalla gelosia, supplica l'amata Cynthia di abbandonare le corrotte acque di Baia e prorompe dicendo: "... a pereant Baiae, crimen amoris, aquae" (siano maledette le corrotte acque di Baia: sono un delitto contro l'amore). AncheOvidio (43AC - 18DC), nell’Ars Amatoria, descrive le bellezze del luogo: "Pensa alla bella Baia, all'ampio abbraccio del mar, che Baia stringe, alle sue fonti che fumano di zolfo".

Seneca (4AC - 65DC) in una lettera dipinse le notti Bajane, ebbre di musica, vino e donne facili, (ambubaje) - con meravigliosi colori - l' ambiente sfavillante e i suoi spettacoli che gareggiavano di bellezza con quelli dell'egiziana Canòpo, famosa città del peccato.

Al favore delle divinità, come manifestazione della loro presenza, viene attribuita l'efficacia curativa di queste acque abbondanti e miracolose, "sgorgano copiosamente e senz'ordine in moltissimi luoghi, qua fredde, là calde, là miste... altrove tiepide e fresche. Facendo sperare rimedi contro le infermità e scaturendo soltanto a pro degli uomini fra tutti gli esseri viventi, accrescono il numero delle divinità con varie denominazioni e fanno sorgere delle città come Pozzuoli". (Plinio 23DC - 79DC): Nat. Hist. XXXI).

Alle Ninfe, che personificavano le fonti, s'elevano i culti e da esse si implora la guarigione.
Sorgono i templi di Cibele, della Venere Celeste, di Minerva, di Venere Lucrina.
Il culto delle acque si svolge nel più prodigioso santuario di vapori e di sorgenti, al suono di canti alla dea dell'amore.
Il nostro cammino è sull'onda di acque sulfuree che curavano affanni e malattie, su quelle acque che diedero ai luoghi splendore e invidia (scuola salernitana), sui ricordi di una fiumana di salutari vapori; sulle pietre stanche delle terme baiane, sul silenzio di pietra della Cuma mitica e leggendaria.
Plinio il vecchio affermava che in nessun luogo della terra vi era maggior copia e varietà di acque quanto nel golfo baiano.

Dire Baia nell' antica Roma, voleva, significare acque termali e luogo di lussuria.
Cornelio Celso (25AC - 50DC), Galeno (131DC - 201DC) e Oribasio (325 - 403 medico dell’imperatore Guiliano) le decantarono come miracolose, quasi volute per magica virtù.

L’ascesa di Baia coincise con l' ultimo periodo delle guerre sociali, ma le sue terme erano già conosciute nel II secolo avanti Cristo, quando il console Gneo Cornelio (170AC) vi si recò per curare il suo artritismo alle fonti della "acque cumane"

Cassiodoro (490 - 583) afferma: [...] Le terme, alimentate da vapori caldi, sono più salubri di qualsiasi bagno riscaldato artificialmente, poiché la Natura eccelle di gran lunga l'umano ingegno [...]
Nulla è più eccelso dei lidi baiani, dove si unisce la possibilità di avere delizie dolcissime e di appagarsi dell'impareggiabile dono della salute. (VI secolo d. C. Cassiodoro, Variae, IX, 6, 6).

Pietro da Eboli nel "De Balneis Puteolanis" del 1220 elenca le terme flegree con efficaci descrizioni:
parla del BALNEUM SILVIANAE (le attuali Stufe di Nerone), ai piedi del sudatorio di Tritoli: forse la genitrice Silvia trovò questo lavacro, cui diede il proprio nome.
La presenza di queste iscrizioni sui bagni salutari della costa flegrea e la loro attribuzione alla "magica protezione" di Virgilio svilupparono quella concezione taumaturgica e quindi magica che specie nel Medioevo fu applicata alle acque termominerali della zona. Alle acque termo-minerali flegree viene attribuito un potere terapeutico con virtù magiche, tant'è che il mondo ne resta meravigliato e Boccaccio (1313 1375) le vedrà sgorgare nel "luogo natale di Venere".
Quasi dappertutto sgorga acqua bollente che "consolida le piaghe vecchie e nuove, aiuta tutto il corpo, libera del mal di cuore e dell'artrite, assottiglia le membra grasse, i tristi rende esultanti".

Con la decadenza dell'Impero, verso il IV ed il V secolo giunse la fine di Baia a causa sia del bradisismo discendente che sommerse tutta la linea costiera sia delle invasioni barbariche che la trovarono priva di una cinta muraria in grado di difenderla. Per quest'ultimo motivo la città fu saccheggiata da Alarico nel 410, da Genserico nel 456 e da Totila nel 525.
Dal VII secolo al 1026 la zona fece parte del Ducato di Napoli, agricoltura, pesca e termalismo furono le principali fonti dell'economia.

Il bradisismo discendente, nel X secolo, raggiunse la sua punta massima, con la sommersione di larga parte della fascia costiera e delle opere portuali; nel 1131 cadde nelle mani dei normanni, guidati da re Ruggero II.

Anche l'attività termale, mai interrotta nei secoli precedenti, ricevette nuovo slancio grazie alla costruzione di un complesso ospedaliero con 120 posti letto ed una chiesa in località Tripergole presso il lago Lucrino.

Nel XV secolo Pozzuoli e Baia subirono gravi danni in seguito ai terremoti per cui gli Aragonesi concessero ulteriori privilegi economici, per favorirne la ricostruzione. Agli inizi del XVI secolo il bradisismo, già in fase ascendente, si intensificò e Pozzuoli fu scossa da violenti terremoti fino a quando, la notte tra il 29 e 30 settembre del 1538, una violenta eruzione di un piccolo cratere emise tanto materiale vulcanico che ingoiò il villaggio di Tripergole e buona parte del lago Lucrino e creò una collina, detta da allora Monte Nuovo.
A questo episodio seguì un forte esodo della popolazione, ma il viceré don Pedro de Toledo incentivò la ricostruzione della cittadina, esentando per molti anni i suoi abitanti dal pagamento delle imposte e con un piano urbanistico di amplissimo respiro progettato dall'architetto Ferdinando Manlio nel quale trovavano sistemazione l'edilizia abitativa e particolari infrastrutture connesse alla pesca, all'agricoltura e alle attività artigianali.
Il termalismo non è più una priorità e sparisce dai piani di ricostruzione, le terme vengono dimenticate per un lungo periodo fino al XVIII secolo.

La costruzione, progettata dal Manlio, della villa del viceré con torre e giardino, la sua assidua permanenza, la realizzazione di opere di difesa costiera contro gli attacchi dei pirati barbareschi quali le torri di avvistamento al Lago Patria, a Torregaveta e Miseno, il restauro e l'ampliamento delle fortificazioni sul rione Terra e le disposizioni per il rifacimento del castello di Baia, invogliarono gli abitanti a tornare in città.
Diverse famiglie nobili napoletane scelsero la nostra zona come luogo di villeggiatura.

Nel XVIII secolo Baia divenne di nuovo nota per le rinomate acque termali e per le grandiose vestigia romane che la inserirono nel Gran Tour dei viaggiatori europei.
Interessante la storia che il Comparetti (1872) ricorda : "i medici non trovavano in ciò il loro tornaconto, e particolarmente i celeberrimi della scuola salernitana videro diminuire i loro affari, che recatisi di soppiatto ai bagni virgiliani disfecero le iscrizioni, sicché i poveri malati non seppero più da dove rifarsi. Ma Dio punì coloro, aggiunge la leggenda, poiché nel ritorno furono colti da una così furiosa tempesta che si annegarono eccetto uno... lo quale manifestò questa cosa intra Capri e la Minerva...".
"Chi aveva bisogno di cure termali, dalle Ninfe invocava con qualche voto la guarigione ed alle Ninfe scioglieva il voto a guarigione avvenuta. Dalla regione flegrea intorno a Baia non pochi ex-voto ci sono pervenuti: una coppa di bronzo con dedica alle Ninfe di Cuma; qualche lapide posta in segno di ringraziamento alle Ninfe, da Pozzuoli undici rilievi in marmo, rappresentanti Ninfe con Apollo, con dediche per scioglimento di voto" (Italo Sgobbo : I Campi Flegrei nell'archeologia e nella storia. Atti Lincei, 1977).

Negli ultimi decenni del XIX secolo Pozzuoli e Baia uscirono definitivamente dal loro isolamento grazie all'insediamento di cantieri e grazie al notevole miglioramento delle comunicazioni che permettevano un veloce e continuo scambio di uomini, idee e prodotti con la vicina Napoli.
Nella prima metà del XX secolo furono creati grossi nuclei di case popolari. Nel periodo fascista furono aperti altri stabilimenti. Nel secondo dopoguerra, con l'installarsi di grosse industrie (l'Olivetti, la Pirelli, l'Italsider di Bagnoli e la Cementir di Coroglio) sorse la necessità di costruire altri quartieri popolari. Nel 1958 sulla collina di San Gennaro fu costruita l'Accademia dell'Aeronautica.

Negli anni ’60 i fratelli Colutta reinventano il termalismo baiano con la riscoperta delle terme silvane nell’appezzamento di terreno giunto loro per eredità dalla madre Ester Schiano lo Moriello che era allora costituito da un grosso spinale dove affioravano resti di una cupola di origine romana e varie grotte.

Fino a quel momento le “grotte” erano utilizzate per raccogliere creta e i laghetti sorgivi, ora all’interno dello stabilimento termale, venivano utilizzati dai contadini della zona per curare artriti e artrosi mentre il laghetto esterno veniva utilizzato per lavare i cavalli.

Contro ogni logica, i fratelli Colutta, con l’aiuto materiale e spirituale delle loro mogli, iniziarono ad utilizzare i fanghi e a distruggere le spine per riportare alla luce lo stabilimento seminascosto da detriti ed erbacce; nel 1973 costruirono la piscina termale e ristrutturarono le cosiddette “grotte” creando il primo accenno di ciò che oggi è la zona termale.

Inizialmente la struttura aveva un aspetto decisamente più ricreativo; per sopravvivere al bradisismo e alla scarsa mentalità curativa termale furono inventate negli anni ’70 le Filippiadi, giochi ludico sportivi che hanno fatto conoscere la struttura e hanno reso possibile la sopravvivenza e la crescita delle terme.

Il bradisismo del 1970 determinò un forte sollevamento del suolo. Il fenomeno allarmò la popolazione perché l'eruzione del monte Nuovo del 1538 era stata preceduta da un rapido sollevamento del terreno, e molti temevano che anche questa volta il fenomeno anticipasse un'eruzione.
Ciò non accadde e il bradisismo si arrestò nell'estate del 1973.
L'inizio della seconda crisi risale al 2 novembre 1982; alla fine del 1983 vennero registrati oltre 5000 eventi significativi, per lo più compresi tra il I e il IV grado della scala Mercalli.

Nonostante le cittadine flegree si svuotassero quasi completamente, Filippo e Pasquale Colutta insistettero nel loro sogno e trasformarono la struttura da “Circolo Nuoto Lucrino” in Club Stufe di Nerone.
La struttura, grazie alla lungimiranza dei proprietari, ha continuato a crescere ottenendo riconoscimenti ministeriali, ingrandendosi fino a giungere alle attuali dimensioni,
Ospiti illustri

Le terme di Baia, grazie al potere terapeutico delle acque ed al fascino dell'ambiente, attirarono la società mondana ed elegante dell'antica Roma, avida di piaceri ed avventure.

Il console Gneo Cornelio, che nel 78 a.C. venne nelle "aquae Cumane" a curarsi l'artrite.

Properzio, invece, tormentato dalla gelosia, supplica l'amata Cynthia di abbandonare le corrotte acque di Baia e prorompe dicendo: "... a pereant Baiae, crimen amoris, aquae" (siano maledette le corrotte acque di Baia: sono un delitto contro l'amore).

La bellezza dei luoghi e la ricchezza dei paesaggi ispirarono personaggi come Orazio, che disse: "Nessun golfo del mondo risplende più dell'amena Baia".

Cicerone la definì "pusilla Roma", essendo divenuta un importante centro culturale e ricreativo.

Plinio il vecchio affermava che in nessun luogo della terra vi era maggior copia e varietà di acque quanto nel golfo baiano.

In una lettera di Seneca, il grande filosofo del I secolo d.C., è descritta la vita che si svolgeva proprio in queste terme, allora al centro dell'animazione più popolare di Baia, e oggi paradiso di tranquillità e riservatezza.